Ragazza suicida: in quanti abbiamo sbagliato?
8 Aprile 2018 / diMarina Iuele / Categories : Educazione
Ragazza suicida a soli 15 anni, lo abbiamo sentito tutti.
E già la frase stride, stride profondamente, perché la parola suicidio e il numero 15, riferito agli anni, in una stessa frase, non ci possono stare!
Eppure è andata così: questa bimba, spaventata, profondamente addolorata, non ha saputo trovare un’altra soluzione…e così è necessario avere questo coraggio, perché non dovrei scrivere ragazza suicida, ma bimba suicida! Perché a 15 anni questa ragazza si era appena affacciata all’adolescenza, ma non ha avuto il tempo di attraversarla…e men che mai di superarla.
Una ragazza suicida, lo leggo,ne sento parlare… ed io non riesco a pensare ad altro se non al fatto che questo si sarebbe potuto e si sarebbe dovuto evitare!
RAGAZZA SUICIDA: IN QUANTI ABBIAMO SBAGLIATO?
Non faccio altro che chiedermelo..la ragazza suicida avrebbe potuto essere una mia ex allieva ed in questo caso, come insegnante, come educatrice, mi chiedo, se fosse toccato ad uno dei miei ragazzi, come avrei potuto trovar pace e sonno, per il resto della mia vita…
Non so immaginare come si sentano i colleghi, professori di questa povera anima…ma mi verrebbe l’istinto di abbracciarli, di dir loro che ogni giorno, spero e credo, facciamo il meglio di quel che possiamo, ma di fronte a certi “campanelli di allarme” non ci sono orari che tengano, né desiderio di evitare discussioni coi colleghi durante i consigli di classe (come alcuni amici-colleghi mi dicono succedere, talvolta, nelle scuole superiori).
Perché non posso credere che non ci siano stati campanelli di allarme. Una ragazza suicida non può arrivare a questo gesto, senza prima aver manifestato disagio, tanto disagio…
Non posso credere che nessuno si sia accorto di un disagio così grande da aver ingoiato la vita di una bambina, così pesante da non trovare una strada (almeno una!) per poter dare sfogo al dolore, per poter chiedere aiuto…e riceverlo.
Come è possibile, colleghi, che non vi siate accorti di nulla?
E se qualcuno se ne è accorto: come è possibile che non abbiate parlato, urlato, battuto i pugni!
Chi mi conosce sa che io non ho mai sostenuto che l’insegnamento sia una missione.
Chi mi conosce sa che penso e dichiaro da anni che ognuno debba rimanere nei confini del proprio operare, con professionalità e competenza.
Un insegnante non è uno psicologo…MA UN INSEGNANTE HA IL DOVERE DI SEGNALARE SITUAZIONI DI DISAGIO.
Questo fa parte del nostro lavoro! Non possiamo chiudere gli occhi e girare la testa…perché quella ragazzina, avrebbe potuto essere nostra figlia o nostra nipote, davvero avrebbe potuto esserlo.
Cosa è mancato?
Cosa non ha funzionato?
Chi non ha parlato, segnalato, aiutato?
Ce lo dobbiamo chiedere. Tutti. Indistintamente.
E LA FAMIGLIA di una ragazza suicida?
E la famiglia, cosa non ha capito? Cosa non ha visto? Cosa non ha “vibrato”?
Se non riesco a immaginare il disorientamento dei professori…non oso neppure pensare allo sgomento, alla disperazione, ai sensi di colpa, al cuore lacerato di questa povera famiglia…
Non c’è ovviamente, ma val la pena dichiararlo a scanso di equivoci, alcuna intenzione di accusare nessuno…e se ci fossero parole capaci di essere balsamo per il dolore che immagino lacerante, io le spenderei e le stenderei a coprirlo tutto…ma non posseggo queste parole…e vorrei mettermi accanto a questa famiglia, in silenzio.
Questo silenzio è per me rappresentato dalla riga che seguirà.
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ORA PERO’ RIALZIAMOCI…E ANDIAMO AD EDUCARE!
Ora però, comprendiamo quanto il vuoto dell’incomunicabilità sia pericoloso, alziamoci ed andiamo ad educare!
Educhiamo i nostri ragazzi alla GESTIONE DELLE FRUSTRAZIONI.
Insegniamo loro, per carità, che non sempre tutto va come vorremmo, che possiamo sì cambiarlo…ma che il primo passo verso il cambiamento è l’accettazione della situazione che in quel momento c’è.
Ritagliamo, a costo di toglierlo dalle nostre ore di sonno, il tempo per PARLARE CON I NOSTRI FIGLI, tutti i giorni, anche di banalità, anche del tempo o del colore che vogliamo dare alle unghie! Alleniamoci a riconoscere ogni più lieve cambiamento del loro umore, alleniamoci ad interpretare il non detto, perché ci potrà servire e molto!
Costruiamo la FIDUCIA, genitori, adulti, insegnanti, con la nostra presenza, con il nostro costante e coerente impegno…perché se li amiamo e siamo disponibili a farlo sentire…non avremo bisogno di tante parole.
L’AMORE SA FARSI INTENDERE.
Ristabiliamo un ordine naturale delle cose: IO GRANDE – TU PICCOLO, io ho la responsabilità della tua educazione e stabilisco per te alcuni parametri. Tu li dovrai rispettare, dopo che io te li avrò spiegati, perché i miei NO di oggi ti daranno la possibilità di affermarti come essere distinto da me…ed è così che tu diventerai grande. I miei paletti saranno per te i riferimenti che ti impediranno di perderti e di arrivare…a te.
Perché se una ragazza si suicida…vuol dire che non abbiamo saputo darle né punti di riferimento, né un luogo nel quale, con fiducia, rifugiarsi.
Vuol dire che non siamo stati capaci di essere adulti.
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